14 ago 2016

Leonotis leonurus, Orecchio di Leone o Coda di leone

Il rientro dalle ferie mi ha riservato una prima, gradita sorpresa: sono riuscita a ritrovare una pianta che reputo fantastica e che stavo cercando da tempo: il Leonotis leonorus, conosciuta nel mondo anglosassone come Orecchio di leone o Coda di leone.
Leonotis leonurus, Orecchio di Leone
E' una specie arbustiva perenne tipica della macchia simil-mediterranea del Sudafrica, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae e inizialmente ascritta da Linneo al genere Phlomis, al quale il fiore effettivamente somiglia. Da una base legnosa o semilegnosa si alzano steli rigidi, erbacei, a sezione quadrangolare con foglioline verde scuro, lanceolate, opposte e leggermente dentate ai margini. Dalla fine dell'estate compaiono i fiori, di forma tubolare, lunghi circa 5 cm, di un bellissimo arancio fiamma,  riuniti in pseudo-verticilli disposti in successione attorno ad ogni nodo degli steli.

Il risultato è quello di una bellissima infiorescenza, con una colorazione rara in natura e che preannuncia i colori infuocati dell'autunno imminente. Poco nota e di conseguenza poco usata in Italia, meriterebbe maggior attenzione per la sua adattabilità all'ambiente mediterraneo, capace quindi di resistere senza problemi alla siccità estiva; per la relativa resistenza alla salinità, che la rende preziosa al mare e per la frugalità estrema, accontentandosi di qualunque terreno, a condizione che non vi sia ristagno idrico. Aspetto altrettanto importante è il periodo di fioritura, sul finire dell'estate, quando la maggior parte delle piante si ferma e comincia a prepararsi al riposo autunnale. Non è particolarmente resistente al freddo intenso, anche se tollera, per periodi brevi, temperature intorno agli 0°C, che ne disseccano la parte aerea, ma nella primavera successiva riscoppia normalmente dalla base. Al Nord tuttavia, specie se nevica, è buona pratica pacciamarne la base o, meglio ancora, coltivarla in vaso e ricoverarla in serra fredda. Va da sé che una pianta del genere richieda esposizioni di sole pieno per risaltare in tutta la sua bellezza. E' certamente un colore drammatico e qualunque tonalità che non sia altrettanto infuocata, risulta incapace di reggerne il confronto. 
Caryopteris mastacanthus Grand Blu
Può quindi fare da spalla ad un'aiuola di Tagete o di Lantana camara sui toni dell'arancio, completare ed arricchire una fioritura di zinnie dello stesso colore; si accosta benissimo a Graminaceae come Stipe, Miscanthus e Pennisetum, che fioriscono in autunno. Chi ama sperimentare invece, può giocare di contrasti e accostarlo alla gamma degli azzurri cominciando dal lilla della Lantana sellowiana, proseguendo con l'azzurro violetto di un Agerato per terminare con la combinazione che preferisco: il blu intenso del Caryopteris mastacanthus Grand Blu, suo colore opposto e complementare o, se ancora in fiore, di una Perowskia atriplicifolia. Altro accostamento inedito è quello con Elymus arenarius, o Erba blu delle dune, in cui il grigio azzurro della graminacea fa risaltare l'arancio del Leonotis.
Elymus arenarius, Erba blu delle dune
Veniamo ora alle curiosità a cominciare dal nome volgare: se l'infiorescenza può vagamente ricordare la coda del leone, l'orecchio non si spiega. In effetti il nome generico, che deriva dal greco Leon (leone) e us-otus (orecchio) è dovuto alla peluria presente sul labbro superiore del fiore, che lo farebbe rassomigliare ad un orecchio del re della savana... Ci sono momenti in cui ritengo che i botanici facciano uso di sostanze allucinogene... E proseguendo con queste ultime, se provate a cliccare su Internet Leonotis leonurus, vi compare un solo sito inerente la descrizione botanica: nei restanti viene citato solamente per le sue presunte proprietà allucinogene, tanto da essere comunemente conosciuto come Wild Dagga (Dagga è il termine afrikaans con cui si indica la Cannabis). E' insomma, una specie di droga dei poveri, che, se fumato, provocherebbe effetti allucinogeni (peraltro, secondo la letteratura scientifica, piuttosto insignificanti), anche se su Internet viene pubblicizzato come possibile sostituto della Cannabis. Al momento non sono comunque noti provvedimenti restrittivi in Europa o negli USA riguardo a questa pianta. Alla luce di questo, sono abbastanza convinta che il botanico che ha visto la rassomiglianza del fiore con un orecchio di leone, lo abbia effettivamente fumato prima di classificarlo...
Ciò non toglie che la pianta abbia proprietà medicinali e sia tuttora usata dalle popolazioni locali per alleviare il mal di testa, gli stati febbrili e le affezioni dell'apparato respiratorio.

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